Andare a vela è armonia. E' un equilibrio perfetto tra il mezzo, la barca, l'acqua in cui si muove ed il vento che la spinge... e il timoniere sapientemente sfrutta le forze in gioco per far procedere la barca nella direzione voluta; è un equilibrio di forze, perfettamente misurabili matematicamente, perfettamente bilanciate dalle leggi della fisica ma così straordinariamente "intuitive", le percepisci, le senti, e questa armonia di forze esterne si trasforma in un'armonia interiore, in quel senso di pace e di tranquillità che ti spinge, appena puoi, a mollare gli ormeggi, anche solo per un paio di bordi. Andare a vela è anche quasi un sinonimo di libertà, silenzio, di trovarsi da soli a solcare l'immensità del mare. Ma non sempre è proprio così: c'è anche il "caos" delle regate, in cui si assapora anche il piacere della competizione. Qui non c'è molto spazio per il velista solitario, amante della navigazione in assoluto realx... ci sono equipaggi agguerriti e competitivi, alcuni anche molto allenati ed affiatati, dove ogni componente ha il suo ruolo per ottimizzare al meglio le manovre a bordo e guadagnare anche solo una manciata di secondi sull'avversario. Non c'è più spazio per gli amanti del silenzioso incedere, dello sciabordio dello scafo che solca le onde: il VHF di bordo comunica le direttive del comitato di regata; i tempi di partenza sono scanditi dai potenti squilli di tromba ...gli skipper urlano i comandi all'equipaggio perchè la voce non sia sopraffatta dal vento... allora il relax cede il passo all'adrenalina